Tagliare l’aliquota del 38% che si applica ai redditi da 28mila a 55mila euro costa circa un miliardo a punto, mentre la stessa operazione sulla seconda aliquota, quella del 27% richiesto a chi dichiara, fra i 15mila e i 28mila euro, ha un costo doppio. Intorno ai due miliardi si attesta anche il peso per i conti pubblici dell’eliminazione dell’Irap per società di persone e ditte individuali; in alternativa, potrebbe entrare in gioco un’abolizione dell’imposta regionale per le imprese sotto un determinato valore della produzione. Il peso finanziario di quest’ultima operazione dipende ovviamente dal livello in cui viene fissata la soglia di esenzione.
Nuovo round lunedì
È questa la cassetta degli attrezzi, numerici, squadernata dal ministero dell’Economia Daniele Franco nel primo tempo del tavolo sul fisco con i partiti della maggioranza per decidere come utilizzare gli otto miliardi messi a disposizione dalla manovra per il taglio alle tasse. Un nuovo incontro è già in programma per lunedì prossimo, alle 15, in un calendario stretto che punta a definire la decisione entro pochi giorni, in tempo per presentare l’emendamento governativo alla manovra nel corso dell’unico passaggio sostanziale della legge di bilancio al Senato.
Possibile un intervento su entrambi i fronti
Quello giocato ieri nella prima riunione è una sorta di derby della riduzione fiscale fra Irpef e Irap. Impossibile al momento prevedere il risultato finale, anche se più di un elemento, elettorale ma anche economico, sembra pendere a favore dell’imposta sui redditi. Alla fine, però, potrebbe arrivare un intervento su entrambi i terreni, per centrare l’obiettivo di venire incontro sia ai lavoratori sia alle imprese.
Sul tavolo anche una rimodulazione delle detrazioni
In fatto di Irpef, entro la riunione di lunedì il dipartimento Finanze dovrà produrre una nuova serie di calcoli che oltre alle aliquote guardino anche a una rimodulazione della curva delle detrazioni. Perché oggi l’incrocio trafficato di aliquote, sconti e bonus produce salti nell’imposta effettiva che vanno oltre le semplici differenze di aliquota nominale. E che svantaggiano soprattutto i redditi medi e medio-bassi, con le aliquote marginali effettive del 45% fra 28mila e 35mila euro (+7 punti rispetto alla fascia precedente) e addirittura del 61% (+16 punti) fra 35mila e 40mila euro calcolati dall’Ufficio parlamentare di bilancio.
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Le stime sui costi dei possibili interventi
Quella sull’Irpef potrebbe quindi essere una rivisitazione combinata di aliquote (la seconda e la terza) e detrazioni, con quell’ottica strutturale che ieri è stata sposata (almeno al tavolo Mef) da tutte le forze della maggioranza. La revisione dell’Irpef, inoltre, nelle sue ricadute sui lavoratori autonomi e sul meccanismo dei conguagli, dovrebbe avere nel 2022 un costo inferiore a quello che si dispiega poi dall’anno successivo. Lasciando quindi margini aggiuntivi per altri interventi sul cuneo fiscale (per esempio l’abolizione del contributo Cuaf, da 1,7 miliardi all’anno).
Fonte: https://www.ilsole24ore.com